mercoledì 9 novembre 2011

ARGENTINA : VENTI DI CRISI FINANZIARIA

Mentre l'economia italiana tocca uno dei suoi punti più bassi, anche l'Argentina, considerata uno stato emergente e dove Cristina Kirchner ha appena rivinto le elezioni, sarebbe in realtà in allarme rosso. I correntisti stanno svuotando i loro conti in pesos e cercano dollari a tutta forza, anche al mercato nero.
Le banche rischiano grosso, dal momento che starebbero perdendo 200 milioni $ al giorno in depositi, disastrando il Banco Central, e la Kirchner difficilmente potrà bloccare i c/c.
I maggiori quotidiani nazionali, El Clarìn e La Naciòn, parlano di raddoppio del prezzo della tariffa dei collectivos nell'area di Buenos Aires, a causa dello stop ai sussidi ai tassisti. C'è anche qualche timido cenno al "mercato dei cambi". Nient'altro.
Mentre l'Economist dà un allerta alquanto chiaro agli investitori, è Seprin -un sito argentino- a gettare l'allarme più pesante, aggiungendo ai dati ufficiali quelli del mercato nero.  
Economia: il PIL cresce del 7,5%, ma l'inflazione cresce del 25%. La bilancia commerciale è positiva, e i consumi crescono. Disoccupazione 8%; Debito pubblico: 50,3% del GDP. Chiave della politica dei Kirchner: populismo interno e moratoria sul vecchio debito con l'Estero.
L'economia si basa sugli investimenti esteri nel mercato immobiliare locale (terreni etc.), e sull'export di prodotti agroalimentari e auto.

Tra i Paesi sudamericani l'Argentina resta tra i più a rischio: l'Uruguay ha un'economia molto forte, con pochi abitanti (4 milioni). Il Cile è un'economia tra le più solide al mondo (con Australia e Canada). Nonostante il devastante terremoto, l'alto prezzo del mercato mondiale del rame è un'arma eccellente nelle mani dei cileni. Pil 2011 (previsioni): +6%. Inflazione: max 3%.
Il Brasile è sempre molto corrotto e resta un esempio di quello che si comincia a chiamare il Grande bluff dei Paesi emergenti: la crescita del Pil al 7,5% è indubbia, ma è drogata dalla politica di bassi tassi imposti dal Banco central. Nonostante ciò la scelta di puntare su un welfare molto ampio (giustamente) ma costoso, rischia di produrre la classica spirale da serpente che si mangia la coda delle economie semisocialiste: la crescita di sussidi e stipendi, in pratica, rischia di essere vanificata dalla crescita dell'inflazione, tasse etc.  http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/

Nessun commento: