lunedì 5 settembre 2011

ITALIA


L’Italia affonda e Tremonti parla senza dire nulla

Fabrizio Goria
Il ministro dell’Economia chiude il Workshop Ambrosetti ripetendo il discorso che fece al Meeting di Rimini e la platea di banchieri, imprenditori, manager e professionisti rumoreggia vistosamente. L’impressione generale è che il Governo sia completamente scollato dalla realtà. Dura la reprimenda dell’ex direttore generale Abi, Giuseppe Zadra: «Non vi rendete conto che rischiamo il default. E a breve». Ora si attende il responso dei mercati finanziari. 
CERNOBBIO - «Non vi rendete conto che rischiamo il default. E a breve». Il commento del banchiere Giuseppe Zadra, dal 1992 al 2009 direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e ora numero uno di Prima SGR, è quello che riassume al meglio la giornata conclusiva del Workshop Ambrosetti di Cernobbio. L’attesa per il discorso del ministro dell’Economia Giulio Tremonti era elevata. Da venerdì il fantasma che aleggiava sopra il lago di Como era l’Euro break-up, il collasso della moneta unica. Tutti ne parlavano sottovoce, quasi fosse tabù. Tuttavia, i presenti per la prima volta dal 2007 a oggi hanno dovuto apertamente fronteggiare questo problema.
Finite le politiche di stimolo fiscale, i Governi stanno affrontando la sfida più grande: cercare di ripristinare la fiducia degli investitori, zavorrati all’inverosimile di titoli tossici che se prima erano i mutui subprime, oggi sono invece i bond governativi dei Paesi periferici. E dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, il contagio della crisi dell’eurodebito ha contagiato Italia e Spagna, mentre ora lambisce la Francia. Ovvio quindi aspettarsi dal governo italiano una risposta concreta nel tentativo di una stabilizzazione dell’eurozona.
Nonostante ciò, di soluzioni neanche l’ombra. Le parole del ministro Tremonti sono state analoghe a quelle del Meeting di Rimini, seppur con una sostanziale differenza. Il tempo passa e le istituzioni europee si fidano sempre meno del Governo italiano. A far clamore sono state soprattutto le dichiarazioni del ministro degli Esteri Franco Frattini, che ieri ha detto che si insisterà «perché la Banca centrale europea continui nella sua saggia politica per supportare gli sforzi di stati come l'Italia e la Spagna. Escluderei che la Bce decida di smettere di aiutare in quei termini». Secca la risposta di Jean-Claude Trichet, presidente dell’Eurotower: «Non possiamo sostituirci ai Governi». E non è un caso che stamattina sia arrivato il dietrofront di Frattini.  Impressione generale di questa tre giorni a Villa d’Este è desolante. Lo scollamento dalla realtà del Governo italiano è lampante e sono in molti, soprattutto fra i giornalisti della stampa estera, a chiedersi quando finirà la farsa. «Il Governo si autoincensa e noi stiamo ancora aspettando risposte concrete per evitare il peggio, anche ora che il tempo è già finito», fa notare lontano dai microfoni un grande imprenditore del Nord-Est.   
Nel Forum organizzato in riva al Lago di Como sono almeno tre le fazioni principali che hanno giocato un ruolo da protagonista nel dibattito generale. Da un lato abbiamo gli economisti, come Nouriel Roubini, Hans-Werner Sinn o Martin Feldstein. Unanime il giudizio sulla crisi italiana, figlia di una notevole perdita della credibilità del Governo di Silvio Berlusconi. In tanti, quasi tutti, ricordavano la lettera che la Bce ha inviato a Palazzo Chigi poche settimane fa. Le richieste di un consolidamento dei conti pubblici in breve tempo, di una maggiore azione a sostegno della crescita economica e di una velocità d’azione senza precedenti non sono state seguite dai fatti. La manovra economica è ancora in alto mare e lo stesso Tremonti ha spiegato che è arrivata in soli quattro giorni. «Inevitabile che contenesse degli errori», ha spiegato il professore di Sondrio ai presenti, ricordando loro come «gli eurobond siano il destino di questo continente».
Dall’altro lato c’è la politica. E non è questione di destra o sinistra. Il punto è la fine dell’attuale classe dirigente, completamente scollata dalla realtà. Non è un caso che siano arrivati ampi endorsement per tutti i nomi nuovi che sono usciti in questi giorni, da Enrico Letta ad Alessandro Profumo, passando per Luca Cordero di Montezemolo e Mario Monti. Specialmente quest’ultimo ha monopolizzato l’attenzione dei presenti al Workshop, raccogliendo anche gli elogi di Roubini. L’economista della New York University ha più volte rimarcato come l’Italia necessiti di un rinnovamento politico.  Infine, c’è la società civile, composta da imprenditori, manager, banchieri e professionisti. Da ieri sera circolava l’idea di compiere, extrema ratio, un ammutinamento nei confronti del ministro Tremonti, non appena questo avesse messo piede nella sala di Villa d’Este. Questo non è avvenuto, ma gli sbadigli in platea la dicevano lunga sull’interesse delle parole e delle soluzioni proposte da Tremonti. Alla conclusione dei lavori del Workshop Ambrosetti le facce erano tirate, gli occhi provati dai tre giorni, ma a fare impressione era l’atteggiamento dei presenti. «Se uno oggi si sente rassicurato sulla situazione economica vuol dire che non è lucido», dice perfino Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli, salvo poi smentire dopo nemmeno un’ora. Che anche lui stia pensando di entrare in politica?   Commento personale : Speriamo che Profumo e il Tronchetto rimangano dove sono . Hanno già combinato innumerevoli disastri  con unicredit e telecom x cui.......                                                                  Articolo tratto :  http://www.linkiesta.it/                                         
 

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